LE SCHEDE DI CIOFFA - Il mal di schiena
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Ricerche speciali a cura di Francesco CIOFFARELLI - Parte II
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Alcune considerazioni:
- un carico esterno molto elevato, posizionato o sollevato in maniera corretta,
comporta pressioni vertebrali notevolmente inferiori di un carico esterno molto
basso posizionato o sollevato in modo non corretto;
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contrariamente a quanto generalmente si crede, anche alcune semplici posizioni o
movimenti effettuati col solo carico naturale possono comportare delle notevoli
pressioni sui dischi intervertebrali;
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il mantenimento delle normali curve fisiologiche, in qualsiasi attività o
posizione del corpo sotto carico, è la migliore garanzia per una corretta
distribuzione e assorbimento delle pressioni sulla colonna vertebrale;
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I muscoli addominali (antero-laterali e posteriori) ben tonificati ed un
diaframma efficiente permettono di scaricare fino a circa il 40% della pressione
gravante sui dischi lombari;
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l’attività fisica intensa e le posture fisse assunte per lungo tempo nelle
attività quotidianamente svolte, sovraccaricano e mantengono compressi, senza
soluzione di continuità, i dischi intervertebrali. Spesso tra un allenamento e
l’altro i dischi intervertebrali non riescono a recuperare le loro
caratteristiche fisiologiche che ne garantiscono l’efficienza ottimale (spessore
e idratazione). Questo ne compromette il ricambio nutrizionale che causa una
deidratazione e, nel tempo, un assottigliamento. La nutrizione dei dischi,
infatti, non avviene attraverso i capillari sanguigni ma grazie ad una azione di
“pompa” azionata dall’alternanza tra carico e scarico. Questo permette l’entrata
e l’uscita di liquido (perfusione).
Attraverso opportuni esercizi di “scarico” della colonna vertebrale si ottiene
una veloce reidratazione dei dischi ed una attivazione del loro metabolismo
nutritivo. Un discorso analogo vale anche per le altre articolazioni ove il
carico fisso e prolungato ostacola il metabolismo, basato sul meccanismo di
diffusione, della cartilagine ialina.
Inoltre al termine
dell’allenamento vanno evitati quegli esercizi di “defaticamento”, anche se
eseguiti in maniera blanda, che imitano gli esercizi che hanno portato al
sovraccarico e alla compressione articolare.
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ESEMPI DI CARICO SULLA COLONNA VERTEBRALE
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Forza agente sulla vertebra L3 in diverse situazioni in un soggetto di circa 70 Kg di peso
(Figura elaborata sui dati della tabella descrittiva in
“Basi biomeccaniche nella prevenzione dei danni alla colonna lombare durante
esercizio fisico - Revisione della bibliografia esistente” di Zatsiorskij V.M. e
Sazonov V.P. - Atleticastudi n. 5 1988)
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Pressione all’interno del disco (in % della pressione nella posizione eretta) in diversi esercizi per rinforzare il “corsetto muscolare”
(da “Basi biomeccaniche nella prevenzione dei danni alla
colonna lombare durante esercizio fisico (Revisione della bibliografia
esistente)” di Zatsiorskij V.M. e Sazonov V.P. - Atleticastudi n. 3-4 1988
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Soggetto di circa 80 Kg di peso e carichi sulla vertebra L3 in posizione eretta e seduta
Il carico totale di (equilibrio delle forze) è dato dalla somma del peso del busto (C.G. = centro di gravità) e dalla forza dei
muscoli estensori della colonna.(da “Anatomie et science du geste sportif”
di Virhed R. - Ed. Vigot 1987)
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Attività dei muscoli che estendono la colonna vertebrale durante l’esecuzione di una inclinazione in avanti
Dapprima, vi è una flessione della colonna (a un angolo
di 60° di inclinazione) e la pelvi è fissata dall’attività dei muscoli glutei.
Poi, vi è una rotazione della pelvi. (da “Basi biomeccaniche nella
prevenzione dei danni alla colonna lombare durante esercizio fisico (Revisione
della bibliografia esistente)” di Zatsiorskij V.M. e Sazonov V.P. -
Atleticastudi n. 3-4 1988
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Pressioni sulle vertebre lombari in varie posizioni e situazioni di carico
(da “Anatomie et science du geste sportif” di Virhed R. - Ed. Vigot 1987)
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Forza elastica dei muscoli estensori della colonna
vertebrale necessaria per sostenere il tronco di un uomo di circa 82 Kg. In
stazione eretta con il tronco flesso a 60° rispetto alla verticale (con le
braccia sospese liberamente) e con un peso di 23 Kg
(Strait L.A., Inman V.T. and Ralston H.J. “Sample
illustrations of physical principles selected from physiology and medicine. Am.
J. Physics, 15: 375-382, 1947).
La flessione del tronco porta a:
- un peso maggiore sui muscoli estensori posteriori e sui legamenti della schiena;
- una diminuzione dell’angolo di tensione P (avvicinamento verso le vertebre rispetto alla stazione eretta) per cui si rende necessario un aumento di forza di contrazione muscolare.
(da “Esercizi terapeutici per la funzione e l’allineamento del corpo” di Daniels L. e Worthingham C. - Verduci Editore 1980)
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Carichi sul disco L5 nella inclinazione in avanti senza carico e con carico di 30 Kg
(dati forniti da Matthias).Figura rielaborata da “Principi di teoria e metodologia” di Bin V. e Balsano C. - Società Stampa Sportiva 1981
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Schema di un uomo di 77 Kg che solleva 90 Kg
Morris J.M., Luca D.R., Bresler B.: “Role of the trunk
in stability of the spine” - J. Bone Joint Surg., 43A :327, 1961). Il nucleo
polposo del disco della L5 è considerato il fulcro del movimento. Le braccia e
il tronco formano una lunga leva anteriore. Il peso sollevato è controbilanciato
dalla contrazione dei muscoli profondi della schiena. Che agiscono su una leva
molto più breve (la distanza dal centro del disco al centro del processo
spinoso). Se si omette il ruolo del tronco, la forza applicata al disco
lombo-sacrale sarebbe di circa 9000 N (circa 920 Kg), che è considerevolmente
maggiore di quella che i segmenti della colonna vertebrale isolati possono
sopportare senza danni strutturali (in soggetti sotto i 40 anni il cedimento dei
segmenti della colonna si è avuto tra i 450-775 Kg, nei soggetti più anziani
tale valore era talvolta di soli 132,6 Kg). Ciò non accade perché la contrazione
dei muscoli del tronco trasforma le cavità toraciche e addominali in cilindri
semirigidi che alleggeriscono del peso la colonna stessa. (da “Fisiologia”
di Astrand O. e Rodahl K. - Edi Ermes 1984)
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Carico sulla colonna lombare secondo la posizione del tronco e delle gambe
(Fritzche G.: “Methodik des krafttrainings mit der
scheibenhantel” - Theorie un praxis der korper kultur n. 7 1974, 619-626).
(da “Manuel d’entrainement” di Weinek J. - Ed. Vigot 1986)
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Modificazione del carico vertebrale in funzione del peso da sollevare e della postura assunta
(Nett T.: “Leichtathletisches muskeltraining” - Bartels, Wernitz, Berlino 1967). da “L’allenamento della forza” di Manno R. - Soc. Stampa Sportiva 1988)
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Carico sui dischi intervertebrali durante il sollevamento di 50 Kg con diverse modalità
A sinistra: tecnica non corretta (“dorso curvo”); a
destra: tecnica corretta. I carichi compressivi su un disco intervertebrale
lombare ammontano, rispettivamente, a 630 e 380 Kg. (da “Basi biomeccaniche
nella prevenzione dei danni alla colonna lombare durante esercizio fisico
(Revisione della bibliografia esistente)” di Zatsiorskij V.M. e Sazonov V.P. -
Atleticastudi n. 3-4 1988)
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Carichi sulla vertebra L5 di un soggetto alto 1,84 m e pesante 93 Kg che sostiene 10 Kg a braccia tese davanti al corpo
Questa posizione è equivalente ad avere circa 227Kg
sulla colonna vetebrale. Nell’un caso e nell’altro il carico sulla 5^ vertebra
lombare è pari a circa 298 Kg. (Matthiash in uno studio ripreso da Toni
Nett). (da “Il condizionamento del lanciatore” di Carnevali R. e Drei R. -
Atletica 1972
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